“E’ questo il tempo delle scelte decisive per la provincia di Foggia. Ora o mai più. In gioco c’è il domani di questa terra e dei suoi figli e tutti abbiamo il dovere e la responsabilità di ‘darci da fare’ per uscire dal baratro e sperare che non tutto sia perso.
La pandemia sanitaria ha acuito una crisi già esistente, ma questa non diventi irreversibile. Purtroppo, viste le emergenze, le ferite, la povertà diffusa, i licenziamenti, le chiusure delle aziende e delle attività, il rischio è molto alto e la disperazione manifestata in questi giorni è sotto gli occhi di tutti.
Ma lo dico con franchezza e con estrema convinzione rivolgendomi alle istituzioni: è il momento di operare insieme con progetti concretamente attuabili, che abbiano una logica di lungimiranza, intercettando i fondi di Recovery Plan in modo fattibile, possibile e rigoroso. E’ ovvio che va garantita la sicurezza sui posti di lavoro, la sicurezza per tutti oltre che per le persone fragili, con la vaccinazione che potrà essere una partita decisiva.
C’è bisogno immediatamente, siamo già in ritardo, di una Governance regionale condivisa sulla progettualità del Recovery Plan, come da tempo propone la Cisl Puglia, una Governace che faccia da cerniera e da coordinamento tra le risorse in arrivo e le esigenze reali del territorio, perché non si ripetano gli errori del passato con finanziamenti intercettati in modo disgregato, pensando al momento, ma slegati da una logica di sistema in grado di creare lavoro ed occupazione stabile.
Finanziamenti sfruttati al momento, a macchia di leopardo, senza una strategia che garantisse lo sviluppo reale della Capitanata. A cosa serve creare cattedrali nel deserto in un territorio che non ha infrastrutture e servizi, a che serve affannarsi in programmi infruttuosi che non seguono la vocazione delle risorse agricole, della terra attrattiva per archeologia, storia cultura e paesaggi?
A che serve sbandierare la bellezza del Subappennino Dauno per ospitare attività di food e lasciare i Comuni senza energia elettrica per ore? Per non parlare della banda larga. A che serve riportare i dati della disoccupazione crescente continuando a tenere i cantieri chiusi? A che serve fare una battaglia a tutela dell’oro rosso come il pomodoro, giustissima e rivendicata anche dalle forze sociali, quando poi subiamo la mancanza di una strategia per l’insediamento di aziende di trasformazione?
A che serve decantare la bontà dei nostri prodotti, quelli della terra e quelli, ad esempio, della produzione da forno, l’olio, il vino, le verdure, senza una filiera della commercializzazione e della reale promozione?
A che serve parlare di vocazione agricola quando tecnologia e modernità sono sconosciute essendo impossibile progettare su queste strade per la mancanza di finanziamenti mirati? A che serve parlare di turismo, quando le strade del Gargano sono insufficienti, quando l’aeroporto non funziona, quando i servizi e gli insediamenti recettivi sono praticamente impossibili da realizzare per le lungaggini burocratiche e gli investitori potenziali sono spaventati da illegalità e criminalità?
L’occasione del Recovery Plan è decisiva ed oltre ai fondi si deve fare leva sul capitale umano di una terra dalle risorse enormi, ma ingiustamente penalizzata, per lavorare in rete, in collaborazione, secondo alleanze che favoriscano la concertazione e la condivisione progettuale.
Si investa su progetti che creano occupazione, si investa sulla sanità, sulla digitalizzazione, sull’assistenza alla persona, sulla formazione, sulla valorizzazione concreta delle zone e si aprano i cantieri per le infrastrutture.
Le possibilità ci sono. Operiamo tutti insieme per la Capitanata di domani”.
(Carla Costantino)